Caso Moro, Maria Fida: “Nel ’74 per salvarli chiese di trasferire uomini scorta”

La primogenita del presidente Dc rivela: “La scorta decise però di rimanere con mio padre”


Roma, 15 mar – Aldo Moro aveva tentato di salvare gli uomini della sua scorta chiedendone il trasferimento. Ma loro si sono opposti per restargli accanto. Lo rivela la figlia Maria Fida Moro nella terza e ultima parte del video-appello intitolato ‘Adesso Basta’, inviato oggi alla stampa, a poche ore dal giorno in cui si ricorda il sacrificio dei cinque uomini della scorta di Aldo Moro – Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, due carabinieri e tre poliziotti – vittime dell’agguato in via Fani il 16 marzo del 1978.

“Nel 1974, l’anno con il maggior numero di minacce, mio padre aveva deciso di far trasferire la scorta al completo ad altri servizi, perché non voleva che i suoi componenti morissero tragicamente. Ma i membri della stessa, avendolo saputo in modo ufficioso, erano andati dalla mamma perché intercedesse con papà per farli restare “perché non volevano che papà morisse da solo”. Alla fine, come sappiamo, loro sono morti in via Fani e mio padre è morto proprio solo e in una maniera terribile, il 9 maggio dello stesso anno”.

“Immediatamente dopo l’uccisione di papà tutte le scorte sono state rimosse: logico no?! Allora sono successe due cose straordinarie. Il carabiniere che scortava mia madre se ne è andato in pensione ed è rimasto di sua iniziativa per aiutare la mamma. I due giovanissimi carabinieri, che costituivano la scorta di Luca, che erano stati trasferiti altrove in turni e servizi diversi, per anni nel giorno libero venivano gratuitamente a lavorare. E lo stesso hanno fatto due poliziotti e due finanzieri”.

“Lo Stato e le sue istituzioni dovrebbero prendere esempio da queste azioni solidali e gratuite invece di escludere in modo assurdo ed ingiusto Aldo Moro, simbolo insanguinato degli anni di piombo, dall’applicazione totale della legge in favore delle vittime del terrorismo” conclude Maria Fida Moro, ricordando come tuttora la legge per le vittime del terrorismo – n. 206 del 3 agosto 2004 – non sia applicata ad Aldo Moro. Un paradosso che ha portato Maria Fida e Luca Moro a lanciare un appello attraverso il sito www.salviamoaldomoro.it


 

Il testo di Maria Fida Moro per il libro di Giovanni Ricci

Fin da bambina ho sempre saputo che la “scorta” faceva parte del nostro gruppo familiare di fatto e di diritto. Ce ne sono state tante di scorte e di vigilanze provenienti da varie armi, ma negli anni non facili che abbiamo trascorso fianco a fianco sempre gli uomini, che le componevano, si sono distinti per la presenza amichevole e la buona volontà. Con alcuni siamo rimasti in contatto perfino adesso, a distanza di quarant’anni dal terribile caso Moro. Come non credo nella dizione “gli angeli del fango”, vedi Firenze alluvionata di cui pure ho fatto parte, così non credo negli “eroi”. Ritengo invece che ci siano persone normalissime cioè umane capaci di gesti di straordinaria abnegazione e del coraggio quotidiano, quello che non viene quasi mai riconosciuto e notato. Intendo annotare due aneddoti soltanto. Il primo è proprio drammatico e riguarda il 1974, l’anno che racchiudeva il maggior numero di pericoli, incombente e malefico. Mio padre aveva deciso di far trasferire la scorta al completo ad altri servizi, perché non voleva che i suoi componenti morissero tragicamente. Ma i membri della stessa, avendolo saputo in modo ufficioso, erano andati dalla mamma perché intercedesse con papà per farli restare “perché non volevano che papà morisse da solo”. La mamma riuscì a non farli allontanare e loro sono morti, come sappiamo, tragicamente a via Fani la mattina del 16 marzo del ‘78. Papà è morto proprio solo, in una maniera talmente terribile da non poter essere raccontata, il 9 maggio dello stesso anno. Non commento perché il dolore si commenta da sé, soprattutto quando è sconfinato.

Immediatamente dopo l’uccisione di papà tutte le scorte sono state rimosse: logico no?! Allora sono successe due cose straordinarie. Il carabiniere che scortava mia madre se ne è andato in pensione ed è rimasto di sua iniziativa per aiutare la mamma. I due giovanissimi carabinieri, che costituivano la scorta di Luca, che erano stati trasferiti altrove in turni e servizi diversi, per anni nel giorno libero venivano gratuitamente a lavorare e lo stesso hanno fatto due poliziotti e due finanzieri (perché le scorte venivano tolte e poi messe a seconda di come girava il vento). Aggiungo perché mi pesa sul cuore che lo Stato e le sue istituzioni dovrebbero prendere esempio da queste azioni solidali e gratuite, invece di escludere in modo assurdo ed ingiusto (il colmo dei colmi!) Aldo Moro, simbolo insanguinato degli anni di piombo, dall’applicazione totale della legge in favore delle vittime del terrorismo. Sembra impossibile, ma è vero, che al contempo celebrino la giornata della memoria che ricorda le vittime tutte proprio il 9 maggio, giorno dell’uccisione di Aldo Moro non-vittima del terrorismo.

Da bambini fungevamo da aiuto scorta, cosa che ci divertiva moltissimo, e da grandi cercavamo di aiutare la scorta facendo la massima attenzione a tutto e a tutti e ci facevamo notare vicendevolmente le “cose strane” che succedevano.

Potrei parlare ancora a lungo delle nostre scorte, ma preferisco serbarne il ricordo nel silenzio del mio cuore. Verrà il giorno in cui saremo finalmente tutti in salvo e sarà bellissimo ritrovarsi nella luce inestinguibile alla quale da sempre aspirava papà.

 

Maria Fida Moro