Roma, 18 apr – “Esiste una categoria di persone che parlano di Aldo Moro a ruota libera. Cito a titolo di esempio per tutti l’amico e onorevole Gero Grassi.
Non capisco neppure come si possa parlare della morte di Aldo Moro senza un palpito del cuore, un gesto di pietà o un fremito di compassione”.
“Non dico che non ci sia compassione e amore nelle parole di Gero Grassi, anzi, dico solo che bisognerebbe invece farlo in modo più sommesso e in punta di piedi, Perché non si può continuare a ferire Aldo Moro ma si può ancora, eccome, ferire noi. E questa è un’ingiustizia aggiuntiva sulle mille miriadi di ingiustizie”.
“Per questo motivo mi sento di ricordare all’on. Gero Grassi, a titolo di esempio perché non è solo lui, che lui non è né sarà mai Aldo Moro, che non è vittima di terrorismo, che non è familiare di vittima del terrorismo, che non ha il copyright del terrorismo e soprattutto che non conosce il relativo, insopportabile, dolore”.
“Chi, se non la commissione stessa, può rendere pubbliche le “nuove verità”raccolte in almeno 800mila pagine?!”.
“Sono molto amareggiata con il nostro Parlamento perché mi sembra proprio di non riconoscere niente di quello che ho imparato vedendo vivere mio padre, ed in particolare trovo che la non distinzione tra vittime e carnefici sia inaccettabile”.