Io sono, tu sei, egli è e poi ancora noi siamo, voi siete, essi sono – in italiano – sono le voci del presente indicativo del verbo essere. Essere e vivere sono spesso usati come sinonimi, ma c’è almeno una lingua nella quale vivere ed essere sono un solo termine ambivalente. Il che mi ha portato ad interrogarmi sul senso della vita e dell’esistenza. E’ vero che anche noi siamo abituati ad usarli indifferentemente, ma forse non è proprio così. Quale sia davvero il significato della vita non è per niente facile da identificare. La vita si dispiega in miriadi di manifestazioni evidenti o sfumate, piccole, medie e grandi. Ma a tutti dovrebbe essere capitato, almeno un volta, di sentirsi in salvo, amati, nella pienezza del tutto, felici, risplendenti, appagati.
Magari dura poco, ma è tanto intenso da lasciare il segno. Questo è vivere ed essere in collegamento con l’oltre del quale pure facciamo parte. In quei rari momenti magici sentiamo – anche se non lo sapremmo mai descrivere perché le parole sono finite – che nella nostra esistenza, nella nostra vita c’è una bellezza sconfinata che dura per sempre senza sofferenza, senza ansia, senza angoscia e senza paura. E sappiamo anche che da quella bellezza proveniamo ed a lei faremo ritorno in un presente eterno, cioè illimitato e perfetto.
Mi viene in mente, non so perché, l’immagine nordica dei nidi di cicogna sui tetti ed i comignoli delle case; nidi grandi, solenni, quieti. Nidi che, secondo la tradizione popolare, sono il riparo delle cicogne che portano i bambini a destinazione e ci si chiede come facciano a non sbagliarsi ed io so di almeno un caso nel quale si sono proprio confuse. Noi sappiamo davvero vivere? Direi di no da quello che si vede e si sente in giro. Siamo troppo instabili, disorientati, stanchi e frustrati. Non ci capiamo più niente. Ci lamentiamo dei cambiamenti climatici, delle guerre assurde e della povertà, dell’ignoranza, della stupidità e della cattiveria ed ipotizziamo, a torto, che si possa ovviare a questo stadio delle cose con un governo diverso od una legislazione diversa. Invece non è così facile perché se non ricominciamo a fidarci della vita stessa affidandoci a lei ed alle sue regole non ce la potremo mai fare. Vedo e sento di persone, mie coetanee o poco più anziane o poco più giovani, morire a grappolo subitaneamente e mi chiedo se siano state capaci di vivere davvero.
Ed io, Maria Fida, l’ho fatto?
In parte si, credo, e per questo ho prenotato un biglietto di sola andata verso le Pleiadi dove intendo andare per una lunga vacanza. E poi? Poi si vedrà. Mi chiamo Fida e mi fido della bellezza, della verità e della vita. Sono serena e lieta di aver sperimentato e vissuto tante cose e di aver cercato di consolare e di essermi battuta, da quando ero una bimbetta per la giustizia e per gli ultimi. In sintesi credo che sia venuto il tempo di diventare un po’ saggi. Si la vita è pericolosa, dura, difficile ed amara ma innegabilmente ci riporta a casa.
Penso alle maestose cicogne e mi viene da ridere: forse quella che si è sbagliata, doveva portarmi alle Pleiadi!
Però anche nel dubbio e nel caos quando tutto ci appare insignificante ed inutile mi ricordo di una chiara giornata estiva, risplendente, come un gelato rosa da gustare sotto piccole nuvole vagabonde. Oppure di una melodia inaspettata ed argentina che ti trafigge l’anima in un ghirigoro felice.
Maria Fida Moro