W LA GIOIA

foto di Raffaele Marino

Da ragazzina quando mi annoiavo a scuola leggevo il vocabolario. Da grande mi sono interrogata, più e più volte, sulla definizione di felicità e di gioia, perché entrambe si rimandano dall’una all’altra. Quello che voglio dire è che mi interessava capire la differenza tra le due. Ora che sono anziana credo di essermi finalmente data una risposta. Forse la felicità proviene da fuori, dall’esterno e la gioia, invece, viene dall’interno. Comunque mi sono rivolta a Jacopo, un mio amico di cinque anni e gli ho chiesto:”se dovessi spiegare cos’è la felicità a qualcuno che non la conosce cosa gli diresti?”. Mi ha ascoltata, tutto serio, poi ha alzato le spalle, allargato le braccia e mi ha detto, ridente dalla punta dei capelli alla punta dei piedi (come a dire, ma che domande mi fai?!) e ha dichiarato:”la felicità è questa”. Certo non si può davvero definire qualcosa che si prova e basta. Ma il nostro mondo degradato, prevalentemente dalla nostra disumanità, avrebbe davvero bisogno di comprendere che la gioia nasce dal nostro cuore e non ha bisogno di ragioni, né di motivi tangibili e materiali. La gioia è: un senso di pienezza e di beatitudine che ci ricolma e ci fa sorridere senza l’aiuto di oggetti e di opportunità. La felicità ci capita mentre la gioia è. La felicità arriva perché magari abbiamo vinto un concorso, la gioia è la certezza assoluta di fare parte di un tutto amorevole, eterno e divertente. Non so spiegarlo bene a parole, ma sento che è vero, profondamente vero. La gioia proviene dalla scintilla divina presente in tutti noi ed è costituita di verità e di bellezza.

Si può essere nella gioia seguendo un funerale? Si. La gioia erompe e vuole uscire. La felicità va e viene, la gioia è imperitura. Come si fa a sapere? Come si evoca? Essa fa parte di noi e se si resta in silenzio abbastanza a lungo da fermare il rumore di fondo, che sempre ci circonda, la minuscola particella, forse sub atomica, si fa sentire e ci ricolma di tutti i doni del creato riempiendo ogni fibra del nostro essere finché- anche se stiamo piangendo – noi ci mettiamo a vibrare con il tutto nell’esultanza dell’amore di Dio che ogni cosa sana.

Vorrei essere capace di descriverla, ma non posso come saggiamente ha fatto notare Jacopo. Se qualcuno non riesce a percepirla può osservare per un paio di minuti un neonato che dorme serafico, in completo abbandono, al sicuro.

Quando finalmente inizierò la mia eterna vacanza sulle Pleiadi, danzerò tra fiori e stelle la danza della gioia e quando avrò finito, forse, vi manderò una cartolina con su scritto “W la gioia”.

Amen, così è!

 

Maria Fida Moro