Non è questione di maggioranza, opposizione, destra, sinistra o centro

Roma, 15 mar. – Basta con le celebrazioni per Aldo Moro. Basta con la ricorrenza per le vittime del terrorismo ogni 9 maggio. Lo chiede Maria Fida, la primogenita del presidente Dc, secondo la quale lo Stato deve decidere se riconoscere lo status formale di vittima del terrorismo anche a suo padre, con i benefici previsti dalla legge 206 del 2004, oppure non intitolare piu’ proprio a lui la ricorrenza annuale dedicata a chi e’ morto per mano terroristica. “La Camera dei Deputati non ha ancora formalizzato per la persona di mio padre, Aldo Moro, lo status di vittima ai sensi della legge 206 del 2004 – spiega Maria Fida Moro all’AGI -. Questo comporta che, paradossalmente, per il giorno della memoria riguardante tutte le vittime di terrorismo venga utilizzata la data di morte di Moro, pero’ e’ proprio lui l’unico che e’ fuori dall’elenco delle vittime riconosciute. Quindi io chiedo di cambiare data”. Alla vigilia del 16 marzo, a 45 anni dal rapimento di Moro e dall’uccisione dei cinque agenti Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Maria Fida Moro torna a quei momenti, specificando che la richiesta di cambiare data non riguarda naturalmente tutto cio’ che ha a che fare con chi ha sacrificato la propria vita per lo Stato.

“Quasi mezzo secolo di dolore, amaro quanto inutile, causato dal fatto in se’ e dalla trasandatezza delle istituzioni democratiche. E’ sempre colpa delle vittime, si sa. C’e’ pero’ una cosa importante da dire. Onore alla scorta: vanno benissimo le corone di fiori e gli applausi. Quei militari erano carissime persone e sono morte per non lasciare solo papa’. Ma, gentilmente, lasciate stare mio padre, che non e’ mai stato interessato agli applausi”. “Per anni, di fronte alla mia richiesta di far rispettare la legge 206, mi e’ stato risposto che il vitalizio non era una pensione e, quindi, la legge non era applicabile, dimenticando pero’ che e’ stata gia’ applicata per l’onorevole Publio Fiori, che era nella stessa legislatura di mio padre. Inoltre, la stessa Corte Costituzionale ha sancito con sentenza che il vitalizio e’ uguale alla pensione, perche’ ci si paga l’Irpef. Noi non vogliamo di piu’ per nostro padre ma almeno quanto gli altri e, contestualmente, ci da dolore tutto quello che e’ il ‘valzer della memoria’, la televisione, le corone, gli applausi, tutte cose che non sono sostanziali ne’ gesto di dignita’ umana. Come al solito il comportamento dello Stato verso le vittime e’ di noncuranza”. Quindi, secondo la figlia di Moro, “delle due l’una. O la Camera dei Deputati si decide finalmente, applicando la legge 206 del 2004, a riconoscere perfino Aldo Moro come vittima del terrorismo, oppure lo stato cambi la data della ricorrenza dal 9 maggio e la sposti a una data riferita a qualcuno che lo Stato ha effettivamente riconosciuto vittima del terrorismo a norma di legge. Almeno cambiate la data e abbiate il coraggio delle vostre decisioni”. “Ogni volta che, dalla morte di mio padre, ho chiesto udienza a un presidente del Consiglio l’ho avuta, tranne che con Giuseppe Conte, ma non mi meraviglia per niente, e con Giorgia Meloni, alla quale chiedevo solo una telefonata di pochi secondi e mi sono sia meravigliata, sia addolorata. Nei pochi secondi, ove mi fossero stati concessi, avrei chiesto quanto segue: Aldo Moro non e’ morto per caso, il che e’ acclarato dalle commissioni parlamentari di inchiesta, ma e’ stato volutamente e scientemente ucciso ed e’ cosa surreale ed indegna, da parte della Camera dei Deputati, non dare proprio a lui lo status di vittima. Non e’ questione di maggioranza, opposizione, destra, sinistra o centro. E’ solo questione di umanita’”.